venerdì 14 giugno 2019

Un altro passo in avanti nel dialogo ebraico-cristiano


MUSICA SACRA EBRAICA

Nelle sinagoghe di ogni parte del mondo e di ogni tempo, durante la preghiera (tefillāh), gli ebrei cantano a Dio la lode e la loro gratitudine. Molti canti e molte musiche ebraiche sono ispirati alla Bibbia ebraica (Tôrāh, Nevi’îm, Ketûvîm), soprattutto al libro dei Salmi (Tehillîm), il cui compositore è ritenuto il re Davide, ricordato all’inizio di molti salmi (Mizmôr leDāwid, Canto di Davide). ...
La stessa Tôrāh è proclamata con il canto, o meglio, è cantillata. La cantillazione è una feconda sponsalità tra recitazione e canto del testo biblico, che ha come effetto quello di proclamare qui ed oggi la Parola del Signore, di dare voce proclamante al testo della Tôrāh, così che la voce del chazzān interpreta la Tôrāh e ne scopre ogni volta lo spirito.
«Le parole della liturgia e della Tôrāh rischiano di morire di routine. Il compito del cantore è di riportarle in vita. Il cantore è colui che conosce il segreto della risurrezione delle parole. Il canto, soprattutto quello liturgico, non è solo un modo di esprimersi, ma un mezzo per portare lo spirito dal cielo sulla terra. Il valore numerico delle lettere ebraiche per il termine shîrah (canto) è lo stesso del termine tefillāh (preghiera). La preghiera è canto, il canto è preghiera» (rav Abraham Joshua Heschel, 1907-1962).
Altri testi dei canti provengono dalla tefillāh (preghiera) della liturgia ebraica secondo le tradizioni dei machazôrîm (il libro delle preghiere della liturgia dei «giorni solenni») e dei siddurîm (i libri delle preghiere della liturgia di tutti i giorni) delle diverse comunità.
I canti e le composizioni musicali sono diversi per melodia, ritmo, modalità di interpretazione, ... secondo le tradizioni ebraiche nel mondo; tradizioni che spesso ospitano nella melodia dei canti e nel fare musica, la cultura musicale delle genti tra le quali gli ebrei vivono. Salvaguardando sempre la priorità del testo biblico e la fedeltà alle tradizioni delle diverse comunità. Con i canti di questo concerto, cantori (chazzānîm) e musicisti delle tradizioni ebraiche americane e del Coro del Tempio Maggiore della Comunità ebraica di Roma dimostrano in fraternità questa molteplicità di modi di cantare ad ’Adōnāy (il Signore) un canto nuovo (Mizmôr shirû la’Adōnāy shîr chādāsh), di lodarlo con tutti gli strumenti musicali (Halelûyāh), di riconoscerlo «Signore dell’universo» (’Adôn ‘ôlām), «Padre nostro e Re nostro» (’Āvînû malkenû), «Colui che dona la pace» (‘Ôseh shālôm) e di ringraziarLo «perchè è buono e perché la Sua misericordia è in eterno» (dal canto Yevōrakhû chāthān vekhāllāh).

(Prof. Pasquale Troìa)

Libretto dell'evento
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